Categoria: Rassegna Stampa


emu

Dal quotidiano La Stampa di venerdì 2 settembre 2016:

È un animale tipico dell’Australia, simile allo struzzo, probabilmente sfuggito a un ignoto “appassionato”

02/09/2016
LORENZO BORATTO
LEQUIO BERRIA

Un emù (Dromaius novaehollandiae) che girava libero in località Laparea, nel territorio del Comune di Lequio Berria: l’animale, segnalato dai residenti, è stato catturato dal personale del Servizio di vigilanza faunistico ambientale della Provincia.
Si tratta di un uccello tipico dell’Australia, appartenente alla famiglia degli struzzi ed è presumibilmente fuggito a qualche ‘amatore’ o a un allevamento. L’operazione di recupero è stata svolta in collaborazione con il Centro recupero animali selvatici di Bernezzo, dove adesso l’animale è ospite, in attesa che si trovi il proprietario. L’animale è un maschio, è stato battezzato “Emilio”, mangia granaglie e alcuni mangimi appositi.
Non solo non sono pervenute segnalazioni di smarrimento dell’animale, ma anche gli allevamenti di struzzi della zona hanno confemato di non avere emù e non ci sono neppure segnalazioni ai carabinieri o ai servizi veterinari locali dell’A.S.L.
La Provincia invita il proprietario a contattare gli Uffici vigilanza provinciali al numero 0171-445254.

delegazione-lidaDal sito nazionale della Lega Italiana dei Diritti dell’Animale – L.I.D.A. di mercoledì 22 giugno 2016:

Il 18/06/2016 Francesca Lo Manto Vicepresidente della L.I.D.A. unitamente ad alcuni membri del Direttivo Nazionale quali: Giacomo Di Giorgi (collegio dei probiviri), Antonio D’Errico e Barbara Serra (revisori dei conti) fanno visita al Cras (Centro Recuperi Animali Selvatici) di Bernezzo.

Il Centro Recupero Animali Selvatici nasce nel 2001 con l’autorizzazione della Provincia di Cuneo per volere del suo fondatore Remigio Luciano. I primi anni di vita per la gestione del Centro ci si appoggia alla LIDA (Lega Italiana dei Diritti dell’Animale), nel 2004 avviene la costituzione dell’Associazione ONLUS Centro Recupero Animali Selvatici che tutt’ora lavora per il Centro che, ad oggi, è uno dei pochi in Italia che si occupa indiscriminatamente di qualsiasi tipo di fauna autoctona in difficoltà. Lo scopo dell’Associazione è quello di curare, guarire e reintrodurre nel loro ambiente quegli animali che hanno subito dei traumi, soprattutto in seguito all’impatto con le attività umane.

Il Centro è un punto di riferimento per il settore competente della Provincia di Cuneo, il Corpo Forestale dello Stato e i servizi Veterinari dell’ASL che possono contare su una struttura in grado di ricoverare immediatamente gli animali feriti o sequestrati.

L’Associazione mira a sensibilizzare al rispetto della natura e delle specie che vivono nell’ambiente che ci circonda, per questo si organizzano attività didattiche per le scuole materne, primarie e secondarie.

Le cure veterinarie, le lunghe terapie di rieducazione, le estenuanti fasi di riadattamento alla vita selvatica, l’impegno dedicato alla loro cura e studio, oltre alla passione ed attenzione per tutto l’ambiente che lo circonda, fa del centro un punto di riferimento per istituzioni e privati.

“…già, perché la nostra più grande soddisfazione è vedere quell’animale ripartire con i suoi simili, nel suo ambiente naturale…”

Ringraziamo Luciano Remigio- Direttore della struttura, per le preziose nozioni di pronto intervento sulla fauna selvatica e per la passione che mette in quello che fa’, passione che trasmette a chi lo ascolta parlare, a Matias Conoscente- Vicepresidente dell’ Associazione, per il tempo dedicatoci alla visita del centro, e a tutto lo staff di volontari e ai veterinari che quotidianamente accudiscono gli animali.

Dal quotidiano La Stampa di martedì 21 giugno 2016:

Rapaci e selvatici rimessi in libertà nel Cuneese

Stasera la festa al Parco Fluviale di Cuneo Il Centro recupero animali di Bernezzo (CN) è nato nel 1985. Stasera Remigio libererà tre rapaci

21/06/2016
PAOLA SCOLA
BERNEZZO (CUNEO)

Si occupa delle regine dei cieli, le aquile. Dei signori dell’aria, come falchi, poiane, sparvieri. Di gufi e civette. «Qui è l’unico centro dove si ospitano animali selvatici di ogni taglia e specie, che richiedano cure», sottolinea Remigio Luciano, condottiero di una sorta di «arca di Noè», dove ogni anno vengono curati circa 1200 esemplari. Il Centro recupero animali di Bernezzo, tra Cuneo e le montagne, è nato nel 1985. Remigio, allora gestore del piccolo Zoo di Cuneo, fu costretto a smantellare il «giardino pubblico», perché il Comune non rinnovò più la convenzione. Il rischio era che gli animali venissero venduti o, peggio, abbattuti. Ma la famiglia di Luciano ha una casa a Bernezzo ed è lì che gli esemplari hanno trovato nuovo riparo. All’inizio i compaesani guardarono con un po’ di apprensione quell’esperimento, ma presto la diffidenza è stata vinta. E nel 2001, la Provincia di Cuneo ha autorizzato il Cras a operare per il salvataggio e la custodia dei selvatici.

Remigio ha una straordinaria sensibilità per gli animali. Lo affiancano due dipendenti part time, 4 ragazzi in servizio civile e volontari. Ci saranno anche loro, stasera, alla festa del Parco Fluviale di Cuneo a rilasciare alcuni rapaci notturni rimessi in forze: un gufo e tre civette. «Sono molti i pericoli per i selvatici – dice Luciano -: dall’inquinamento ai pesticidi, dalla caccia ai fili dell’alta tensione, dalle auto a tagliole e veleni». Sono stati bocconi nocivi, «lasciati forse per i lupi», ad avvelenare alcune aquile, che il Cras ha soccorso. «Esemplari di aquile reali, con gravi problemi. La prima è stata recuperata in val Maira. L’altra, salvata in valle Stura da un privato, nel marzo 2015, sembrava anemica e denutrita. Le abbiamo tenute ricoverate per qualche giorno, invano». È andata meglio a un biancone, l’«aquila dei serpenti», trovato ferito in val Tanaro: dall’anello di riconoscimento si è scoperto che 4 anni fa era stato soccorso ad Albisola (Savona), medicato a Bernezzo e liberato. Aveva spiegato il responsabile: «È lo stesso animale trovato nel 2012, debilitato e con un problema alla pupilla destra. Ristabilito, lo avevamo liberato a Castelmagno nel 2013». Dopo tre anni e le migrazioni, il rapace è tornato a pochi km di distanza, si è di nuovo ferito ed è stato riconsegnato al Cras.

Ma l’«arca di Remigio» è tanto altro. Nel 2013, per esempio, sono stati ricoverati 94 caprioli, camosci, cinghiali, ghiri, lepri, martore, procioni, tassi, volpi. Fra gli uccelli aironi, capinere, cuculi, ghiandaie, rondini, upupe, scriccioli. Poi rospi, biacchi, tartarughe. Per Remigio ogni animale ha una storia. Ce l’hanno gli ultimi «ospiti»: un picchio nero, una martora, una faina e un’averla capirossa. Ce l’aveva la scimmia Citina, legata a un’antenna di un palazzo a Cuneo, compromessa dall’imprinting umano. «Salviamo gli animali, organizziamo iniziative didattiche – conclude – e siamo un buon punto di monitoraggio della fauna. Come quando abbiamo seguito un grifone, con il Gps, fino in Spagna. La nostra realtà non ha scopo di lucro e le risorse sono scarse. I Comuni ci aiutano, Regione e Provincia faticano. Il sostegno con il 5×1000 sarebbe un’enorme boccata di ossigeno»

Gli operatori dell’emittente televisiva Amici Animali TV (Canale Digitale Terrestre 248) hanno realizzato uno Speciale sul Centro Recupero Animali Selvatici di Bernezzo (CN): conoscerete la storia del Centro dall’anno della sua fondazione, le sue attività istituzionali e collaterali al recupero della fauna selvatica in difficoltà. Verranno poi anche presentati alcuni degli ospiti del C.R.A.S., ognuno con una sua storia particolare. Grazie alla competenza degli operatori di AmiciAnimali TV sarà come fare un tour virtuale del Centro di Recupero per conoscere insieme questa realtà affascinante e, purtroppo, ancora sconosciuta a molti cittadini. Buona visione!.

bianconepriola

Dall’edizione di Savona del quotidiano La Stampa di martedì 19 aprile 2016:

“Il rapace è stato trovato ferito nei boschi di Priola in val Tanaro: dall’anello di riconoscimento gli animalisti hanno scoperto che quattro anni fa era già stato soccorso ad Albisola

«Sono emozionato. È un evento raro». Non nasconde l’entusiasmo Remigio Luciano, responsabile del Centro recupero animali selvatici di Bernezzo (Cuneo), quando nella sede del Cras, è arrivato un ospite speciale: un biancone (Circaetus gallicus) o «aquila dei serpenti», tra le specie più rare in Europa. L’animale è stato raccolto, ferito, nei boschi di Priola, in alta val Tanaro, da un cacciatore che lo ha consegnato ai volontari della difesa animali di Garessio. All’arrivo nel Cras, la sorpresa. «Il biancone, una femmina adulta, ha l’anello di riconoscimento – spiega il responsabile. Abbiamo scoperto che è lo stesso animale trovato nel 2012, debilitato e con un problema alla pupilla destra, ad Albisola Superiore dalla Protezione Animali di Savona che, dopo le prime cure ce l’aveva consegnato il 29 settembre di quell’anno. Ristabilito, lo avevamo liberato a Castelmagno il 26 maggio 2013». Ebbene, a tre anni di distanza e dopo essere migrato ogni autunno verso l’Africa, dove “sverna”, in quanto la sua dieta preferita è composta di ofidi, sauri ed insetti, il rapace è tornato nella stessa zona, a pochi chilometri di distanza. Qui ancora una volta si è ferito ed è stato consegnato al CRAS di Bernezzo. Ora il biancone ha un trauma da urto, è debilitato e ancora con problemi alla pupilla destra. Resta in osservazione, nella speranza che il danno non sia stato causato dai fili dell’alta tensione e che possa quindi essere liberato al più presto, per poter nidificare. «Un evento singolare – osservano gli zoofili – ma sempre meno raro, di concreta difesa della biodiversità e di animali rari, grazie all’attività ed alla collaborazione di associazioni private di volontari come ENPA Savona e CRAS Bernezzo, mentre le istituzioni che per legge dovrebbero provvedere al soccorso della fauna selvatica continuano a latitare; in Liguria è compito della Regione, mentre nel Parco regionale del Beigua, che ogni anno festeggia il passaggio dei bianconi, a soccorrere i feriti sono solo i volontari dell’Enpa, anche dopo che la convenzione, di poche centinaia di euro che la presidenza del 2012 aveva riconosciuto, non viene più rinnovata dal nuovo presidente».

Dal quotidiano La Stampa di sabato 20 febbraio 2016:

La Stampa 20-02-2016

Photogallery del Centro Ricci La Ninna su La StampaTV – Cuneo.

scoiattolo

Dal quotidiano online Repubblica di giovedì 18 febbraio 2016:

“Si credeva estinto, “sconfitto” dal suo fratello dal pelo grigio

di DANIELA GIORDANENGO

Un esemplare di scoiattolo europeo (Sciurus vulgaris) è stato avvistato in questi giorni a Torino, all’incrocio fra corso Massimo d’Azeglio e via Tiziano Vecellio, in prossimità del Parco del Valentino. Il piccolo roditore, fotografato da Simona Toscano, medico veterinario torinese, “appare in ottime condizioni di salute ed è il primo caso di avvistamento documentato, ma dalla stessa zona ci sono giunte altre segnalazioni”, spiegano dal Centro di Recupero Animali Selvatici di Bernezzo, nel cuneese. Lo scoiattolo rosso, come viene chiamato comunemente, torna a farsi vedere in città dopo che per anni si è discusso della sua possibile estinzione, in particolare in Piemonte e Lombardia, dovuta all’espansione dello scoiattolo grigio americano (Sciurus carolinensis) introdotto in Italia a metà del secolo scorso. Nella competizione per il cibo e il territorio sembrava aver prevalso la specie nordamericana, con importanti ricadute sull’ecosistema tanto da richiamare l’attenzione anche dell’Unione Europea.
Così simili nei comportamenti e nelle preferenze ambientali da non poter coesistere in natura. Infatti, dietro l’avvistamento metropolitano potrebbe esserci una spiegazione curiosa: l’interazione con l’uomo. “Possiamo ipotizzare che in città la competizione fra le due specie sia minore rispetto agli ambienti periferici e rurali – sostiene la dottoressa Simona Esposito del Centro di Bernezzo – “L’abitudine dello scoiattolo grigio alla presenza dell’uomo che gli offre del cibo, e il suo essere opportunista, lo spingono a stazionare maggiormente al suolo e a interagire di più con le persone, lasciando più spazio al cugino rosso, in particolare nella parte alta degli alberi”. Se normalmente l’ambiente urbano, l’inquinamento e la presenza dell’uomo riducono la biodiversità, in questo caso potrebbe essere vero il contrario e l’abitudine, sconsigliata, di dare da mangiare agli animali un contributo alla salvaguardia dello scoiattolo europeo.

Dal quotidiano La Stampa di lunedì 13 luglio 2015:

La Stampa 13 Luglio 2015

azzannatrice

Dal quotidiano locale online Cuneocronaca.it di giovedì 18 giugno 2015:

“Tartaruga azzannatrice abbandonata a Bernezzo: in salvo

Una tartaruga gigante della specie chiamata Chelydra serpentina, o Tartaruga Azzannatrice, è stata abbandonata davanti l’ingresso secondario del Centro Recupero Animali di Bernezzo, in provincia di Cuneo. Chiamati dal signor Remigio del Centro sono intervenuti sul posto il responsabile per la tutela e degli animali pericolosi del Comando Provinciale del Corpo Forestale di Cuneo in collaborazione con il Comando Stazione di Caraglio.

Questo tipo di animali esotici vive in Florida e nel centro America, nelle paludi e nei fiumi, insieme ai coccodrilli e agli alligatori; è considerata tra i rettili pericolosi a causa della sua lunga testa e del potente morso, in grado di recidere un dito nel caso in cui venga infastidita. Impressionante, infatti, è lo scatto fulmineo con cui attacca e la forza delle sue mascelle. Se rilasciata è pericolosa anche per la fauna autoctona.

Molti di questi esemplari selvatici, nonostante ciò, sono considerati oggi i nuovi animali da compagnia e sono sempre più presenti nelle nostre case al posto del classico cane, gatto o pesce. Diversi acquirenti non sono a conoscenza però dei notevoli problemi di gestione che questi animali, soprattutto una volta cresciuti, possono determinare a causa delle loro dimensioni, dell’indole e delle necessità biologiche ed etologiche.

Il commercio e la detenzione di queste tartarughe è diventato illegale nel 1996. All’epoca era possibile regolarizzarle pagando una tassa e denunciandole alla Prefettura. Ma qualcuno, anche per la dimensione e la pericolosità, ha preferito disfarsene, senza pensare alle conseguenze rischiose che sarebbero potute accadere se invece degli esperti del centro fosse stata trovata da qualche altro ignaro cittadino.

L’esemplare, di notevoli dimensioni, è stato posto sotto sequestro e attualmente affidato al Centro Recupero animali in attesa di essere collocata presso una idonea struttura, autorizzata dal Ministero dell’Ambiente; là troverà cure adeguate ed una buona sistemazione considerando la reintroduzione in natura è praticamente impossibile.

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