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MeteoMonviso

Il Viso visto da Ostana

DA QUESTA SETTIMANA È ATTIVO METEOMONVISO, IL BOLLETTINO CURATO DALLA SOCIETÀ METEOROLOGICA ITALIANA PER IL PARCO DEL MONVISO

Da questa settimana è attivo il bollettino di MeteoMonviso, il nuovo servizio di previsione meteorologiche del Parco del Monviso, curato dalla Società Meteorologica Italiana, autorevole associazione scientifica torinese già nota per Nimbus, il servizio di previsioni valide per Piemonte e Valle d’Aosta. Il servizio, gratuito, è consultabile sul sito dell’Ente Parco, www.parcomonviso.eu, e potrà essere scaricato in formato PDF stampabile. Il primo numero del bollettino è uscito mercoledì 2 dicembre, giorno in cui si ricorda Santa Bibiana e nel quale la saggezza popolare intravede come sarà il tempo per i successivi quaranta dì e na sman-a (quaranta giorni e una settimana).

Mercoledì 2 dicembre è uscito il primo bollettino di “MeteoMonviso”, il nuovo servizio di previsione meteorologiche del Parco del Monviso, curato dalla Società Meteorologica Italiana. A differenza delle previsioni generaliste, nella maggior parte dei casi automatizzate, fornisce un quadro meteorologico di quattro giorni mediato dall’intervento del meteorologo. 

Ogni settimana saranno tre i bollettini emessi, o un numero maggiore in caso di variazioni significative.
A differenza delle previsioni generaliste, nella maggior parte dei casi automatizzate, “MeteoMonviso” fornisce un quadro meteorologico di quattro giorni mediato dall’intervento del meteorologo. Per questo non si tratta di un bollettino esclusivamente grafico ad icone, ma testuale, con informazioni puntuali e dettagliate sui fenomeni meteo, sulla loro variabilità nel tempo e sulla loro intensità, con attenzione a differenze di venti e temperature con la quota. Inoltre, un sintetico riepilogo di una singola frase offre elementi chiave per interpretare le previsioni di giornata.

Il bollettino riporta previsioni relative alla zona del Massiccio del Monviso, comprendente la valle Po da una quota di 1.000 metri circa, l’alta valle Varaita, il settore montano al confine con la valle Pellice e la zona francese dell’alta valle della Guil. Inoltre, le previsioni potranno essere ampliate anche al di là della zona prettamente montana precedentemente menzionata e localizzate su tutto il territorio dei comuni del Parco del Monviso, o in zone ove siano attive associazioni convenzionate con l’Ente Parco, in caso di particolari eventi o manifestazioni di interesse.

«Con l’attivazione di MeteoMonviso l’Ente Parco compie un ulteriore passo in favore della valorizzazione del territorio: – sottolinea con soddisfazione il Presidente Gianfranco Marengo– in un momento storico nel quale siamo letteralmente circondati da servizi meteo, ai quali ci rivolgiamo per decidere come impegnare il nostro tempo libero, è importante potersi affidare a servizi di qualità, attraverso i quali poter consultare dati scientificamente corretti. L’autorevolezza di un partner come la Società Meteorologica Italiana, attiva dal 1865, è una garanzia di qualità del bollettino che andiamo a fornire. Con MeteoMonviso vogliamo contribuire ad aumentare la sicurezza di tutti coloro i quali frequentano il nostro ambiente alpino, che per definizione risente di condizioni meteorologiche potenzialmente molto mutevoli e che vanno conosciute nel dettaglio prima di pianificare ogni attività in quota».

«La meteorologia in montagna è importante per un uso operativo, per turisti e professionisti del turismo, residenti e per le amministrazioni comunali stesse. La montagna è un ambiente con caratteristiche proprie– ha ricordato Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana e climatologo noto al grande pubblico in occasione della videoconferenza di presentazione di “MeteoMonviso” dello scorso 5 novembre 2020 – e il Monviso in particolare non è una montagna facile, specialmente nel periodo estivo quando è spesso nebbiosa creando disagi, ad esempio a sportivi ed escursionisti. Per questo un focus sul Monviso e sulle sue zone limitrofe è necessario, in aggiunta e non in sovrapposizione all’eccellente lavoro svolto da altri, come Arpa Piemonte».

I soci e gli amici del C.R.A.S. desiderano porgere le più sentite congratulazioni alle Dott.sse Annalisa Franco e Martina Viglietti, attiviste volontarie del Centro che si sono laureate in Produzioni e Gestione degli Animali in Allevamento e Selvatici nella sessione primaverile del corrente anno accademico presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università degli Studi di Torino.

In particolare, la Dott.ssa Franco ha discusso la tesi La massa corporale dei giovani caprioli quale indicatore di cambiamenti ecologici: il caso della valle Varaita, nel cui ambito d’indagine è stata valutata l’esistenza di una correlazione lineare tra il peso medio corretto dei caprioli di classe 0 abbattuti in valle Varaita e l’indice chilometrico d’abbondanza (IKA), sia a livello di intera vallata dall’anno 2007 all’anno 2016, sia distinto per settori di caccia dal 2010 al 2016.
Per calcolare il peso medio corretto è stato utilizzato il protocollo proposto dall’Office National de la Chasse et de la Faune Sauvage (ONCFS) che riconosce nella massa corporale media dei giovani ungulati, uno dei numerosi indicatori di cambiamento ecologico (ICE). Gli ICE forniscono una panoramica più completa sulla relazione esistente tra popolazione e habitat; in Francia vengono utilizzati congiuntamente per programmare strategie cinegetiche adattive, che consentono di stabilizzare le popolazioni dei selvatici in relazione alla capacità portante del territorio ed evitare la compromissione degli ecosistemi forestali ed agrari.
I dati riferiti alla valle Varaita hanno escluso l’esistenza di una correlazione lineare tra i parametri analizzati. Il risultato ottenuto è quindi in disaccordo con precedenti studi, condotti sia su altri ungulati selvatici sia su popolazioni di caprioli di classe 0, che invece comprovano l’effetto dipendente della densità sul peso corporeo.
É possibile che il risultato abbia risentito del limitato numero di misurazioni riscontrato in alcune annate e dalla sovente scelta dei cacciatori ad abbattere soggetti più piccoli della media per non incorrere in errori di tiro, in quanto facilmente riconoscibili come individui di classe 0. In aggiunta occorre considerare l’influenza che altri fattori, oltre alla densità, possono esercitare sulla massa. Essa infatti dipende anche dal clima e dall’ambiente, che a loro volta condizionano la disponibilità di foraggio, la proliferazione dei parassiti, la crescita fetale nell’ultimo terzo di gravidanza, il peso alla nascita, la lattazione e la crescita corporale.
E quindi probabile che la variazione del peso medio corretto registrata, non sia riconducibile a una sola causa ma sia il risultato dell’interazione di molteplici fattori. Perciò, per un’analisi più approfondita del fenomeno sarebbe opportuno verificare in futuro anche le ripercussioni delle componenti ecologiche e climatiche, che si ritiene possano avere un ruolo importante.

L’elaborato finale della Dott.ssa Viglietti è stato titolato Il conteggio diretto da percorso è un metodo utile per il monitoraggio del capriolo Capreolus capreolus in ambiente montano?, e relato dal Prof. Pier Giuseppe Meneguz.
Al fine di una corretta gestione faunistica-venatoria è necessario conoscere la consistenza e la struttura per sesso ed età della popolazione. Per conoscere tali parametri sono utilizzati diversi metodi di monitoraggio, diretti o indiretti. Nell’applicazione pratica di tali metodi bisogna tenere in considerazione la manodopera e le risorse disponibili affinché si utilizzi il metodo più appropriato. Nel Comprensorio Alpino CN2 il monitoraggio primaverile del capriolo viene eseguito con il conteggio diretto da percorso eseguendo due uscite, la sera e il mattino successivo. Tale metodologia permette di avere una buona accuratezza dei risultati ma implica un alto sforzo di campionamento. Per questo motivo il C.A. CN2 ha la necessità di ridurre lo sforzo di campionamento svolgendo una sola uscita del monitoraggio.
Per valutare quale delle due uscite è più vantaggioso mantenere si è risposto alle seguenti domande:
1. In quale delle due uscite sul campo (serale e mattutina), la conta è probabilmente più accurata?
2. In quale delle due uscite sul campo (serale e mattutina), la probabilità che siano rilevati degli indeterminati è più bassa?
I dati utilizzati sono stati messi a disposizione dal C.A. CN2 e sono relativi al monitoraggio del capriolo con il metodo prima indicato. Sono relativi all’arco temporale che va dal 2006 al 2017. I transetti sono 91 e sono situati su tutto il territorio del C.A.; la loro localizzazione e lunghezza è rimasta costante durante tutti gli anni. Per la stima della consistenza di popolazione è stato utilizzato l’indice chilometrico di abbondanza (I.K.A); per il secondo quesito è stata utilizzata invece la probabilità di conteggio di un indeterminato (p-IND). Per rispondere ai due quesiti sono stati creati due modelli statistici misti in cui, separatamente, I.K.A. e p-IND sono le variabili responsive. Come variabile esplicativa è stata inserita, in entrambi i modelli, una variabile categorica a due livelli sera/mattina. L’anno e il transetto sono stati inseriti come variabili random. Entrambi i modelli sono stati confrontati con il modello nullo e la scelta del modello migliore è avvenuta basandosi sul criterio Akaike criterion information.
I risultati delle analisi mostrano che è presente una differenza al limite del livello di significatività per la consistenza di popolazione che, al mattino, risulta essere leggermente maggiore. Il numero di animali indeterminati osservati non è influenzato in modo statisticamente significativo dal momento della giornata in cui si svolge il conteggio, tra sera e mattino non c’è quindi differenza. Se si considera l’effect size, la minima differenza del valore della consistenza di popolazione tra mattino e sera risulta trascurabile ai fini gestionali e pratici. Si può quindi affermare che per ridurre lo sforzo di campionamento è possibile eliminare una delle due uscite basandosi sul momento in cui sono presenti più operatori, senza compromettere i risultati. In bibliografia è riportato che un maggior numero di ripetizioni sono favorevoli per una maggiore accuratezza del dato raccolto e minor variabilità dei risultati ottenuti: il Comprensorio è consapevole di ciò, ma con le risorse ora disponibili ha difficoltà a protrarre ancora nel tempo questa metodologia. In un futuro risulta indispensabile lo sviluppo di nuove metodologie che permettano una raccolta dati accurata, siano poco costosi e che non richiedano conoscenze specifiche per essere attuate dagli operatori sul campo.

Dal quotidiano online TargatoCN:

“Gli incendi di questi giorni stanno mandando in fumo l’immenso tesoro della biodiversità”

A dirlo Luciano Remigio, il responsabile del Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) di Bernezzo. “Caprioli, cerbiatti e uccelli fortunatamente riescono a scappare. É la microfauna, di cui nessuno si accorge, a venire completamente distrutta”. Legambiente chiede la sospensione dell’attività venatoria

Gli incendi che stanno devastando boschi e pinete del Piemonte, in particolare nel torinese e nel cuneese, dove da giorni bruciano la Valle Stura e la Val Varaita, stanno letteralmente mandando in fumo un tesoro inestimabile, quello della biodiversità. Sia per quanto riguarda la flora che la fauna.
E proprio delle conseguenze sulla fauna abbiamo parlato con il responsabile del CRAS (Centro raccolta animali selvatici) di Bernezzo, Luciano Remigio. “Il primo pensiero, quando bruciano i boschi, va ai caprioli, ai cerbiatti e in generale a quegli animali che associamo maggiormente a questo ambiente. Ma loro, fortunatamente, riescono a scappare. La vera devastazione è per tutta la “fauna minore”, quella a cui nessuno fa caso”, ci dice.
In particolare, fa riferimento ai piccoli anfibi, ai rettili, già parzialmente o totalmente in letargo, ai piccoli animali o insetti che non riescono a scappare, perché si muovono in modo lento. “Gli incendi distruggono questo micromondo, fondamentale, molto più di quanto si possa immaginare. Nel sottobosco c’è un meccanismo perfetto che nessuno vede. Gli incendi, quando sono causati dall’uomo, lo sovvertono. A volte in modo così catastrofico da essere irrecuperabile”.
Anche Legambiente è intervenuta evidenziando la drammatica situazione: “Nella nostra regione stanno andando in fumo aree di grandissimo pregio fondamentali anche per la sopravvivenza della fauna selvatica – ha dichiarato Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta al quotidiano online www.torinoggi.it -. In questo contesto è importante che i comitati di gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia accolgano tempestivamente l’invito dell’assessore regionale Ferrero a far richiesta di sospensione dell’attività venatoria per tutelare territorio, cittadini e fauna delle aree interessate dagli incendi”.

gheppio

Grazie alla collaborazione col servizio di Vigilanza Faunistico Ambientale della Provincia di Cuneo, in data odierna sono state effettuate numerose liberazioni di uccelli nei Comuni di Brossasco, Sampeyre e Venasca, a cui hanno potuto assistere gli alunni degli istituti scolastici della Val Varaita.
Nello specifico, dopo un periodo di cura e riabilitazione presso le strutture del Centro, hanno potuto ritrovare la via verso la libertà una cesena (Turdus pilaris), un colombaccio (Columba palumbus), un gheppio (Falco tinnunculus), una poiana (Buteo buteo), una femmina di picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) e quattro tortore dal collare (Streptopelia decaocto).

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