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gracchio

Il Centro Recupero Animali Selvatici è lieto d’invitare soci, sostenitori, amici, parenti e conoscenti ad un grandioso evento aperto a tutti.
Sabato 10 settembre presso il Santuario di San Magno in Castelmagno saranno rilasciati in contemporanea una magnifica femmina di biancone (Circaetus gallicus) e tre gracchi alpini (Pyrrhocorax graculus).
La liberazione avverrà alle ore 12:30: seguirà una polentata in compagnia presso il ristorante Regina delle Alpi al costo di € 15,00.
Per la buona riuscita dell’organizzazione è obbligatorio prenotarsi entro mercoledì 7 settembre contattando i suindicati recapiti del Centro.

Il biancone, o ‘aquila dei serpenti’, è tra le specie più rare d’Europa: la sua dieta preferita è composta da ofidi, sauri ed insetti. Ritrovato debilitato e con un trauma da urto, è stato seguito e curato sino ad ora dagli operatori del Centro: ora è pronto per riprendere il viaggio verso i Paesi di svernamento.

Magnifici uccelli della tipica avifauna alpina, i gracchi sono stati recuperati dal CRAS, ancora piccini, alla fine di giugno, durante i lavori di ripristino di un condominio a Prato Nevoso: i loro genitori avevano nidificato in un foro d’aerazione per i condizionatori. Al momento del ritrovamento, un piccolo era già morto, ma si è riusciti a salvare gli altri tre, allevandoli e riabilitandoli. Ora sono in condizioni idonee per ritornare nel loro ambiente naturale, sperando che evitino di scambiare condomini per pareti rocciose.

Malgrado pesanti carenze da parte delle istituzioni pubbliche, gli operatori del Centro, spinti da grande passione, continuano a svolgere il loro lavoro nel miglior modo possibile.

In occasione del primo raduno cuneese del Lambretta Club, previsto per domenica 10 luglio 2016, con partenza da Cuneo alle ore 10:00, verrà liberato a Castelmagno, alle ore 13:00 circa, il biancone (Circaetus gallicus) che per ben due volte è stato curato e riabilitato dagli operatori del Centro.
All’evento sono invitati tutti i soci, i sostenitori e gli amici del C.R.A.S.; chiunque desideri partecipare al pranzo organizzato in loco può contattare direttamente il Lambretta Club ai recapiti indicati dal sottostante programma della manifestazione:

Il percorso prevede la risalita della Val Grana, con partenza da Cuneo (550 s.l.m.) alle ore 10 e arrivo previsto a Castelmagno (1760 s.l.m.) alle ore 12.00. Si attraverseranno le località di Caraglio, Monterosso Grana, Pradleves e Capo Molino, dove si potrà far riposare i mezzi e si affronterà la salita finale lunga 6 km, con pendenza media del 12%. Una volta giunti al santuario, si potrà effettuare la visita guidata della famosa cappella del sec. XV; seguirà la liberazione di alcuni rapaci, a cura del C.R.A.S. (Centro Recupero Animali Selvatici) di Cuneo. Ci si trasferirà poi, con una discesa 2 km, presso l’agriturismo “La meiro” dove si visiteranno le grotte di stagionatura del formaggio Castelmagno e si pranzerà con cibi preparati con questo pregiato prodotto del territorio. Il rientro è previsto per le ore 16.00 circa. A tutti i partecipanti verrà consegnato, alla partenza, un pacco contenente prodotti biologici offerti dagli organizzatori.

Nel corso del pranzo verranno sorteggiati premi a sorpresa.

Costo per partecipante: 25,00 euro

Prenotazioni entro il 06/07/2016

Dario Saporita 344 2812530 – presidente@lambrettaclubpiemontevda.it

Alessandro Monti 335 6469323 – info@montisportcom

 

Dal quotidiano La Stampa di martedì 21 giugno 2016:

Rapaci e selvatici rimessi in libertà nel Cuneese

Stasera la festa al Parco Fluviale di Cuneo Il Centro recupero animali di Bernezzo (CN) è nato nel 1985. Stasera Remigio libererà tre rapaci

21/06/2016
PAOLA SCOLA
BERNEZZO (CUNEO)

Si occupa delle regine dei cieli, le aquile. Dei signori dell’aria, come falchi, poiane, sparvieri. Di gufi e civette. «Qui è l’unico centro dove si ospitano animali selvatici di ogni taglia e specie, che richiedano cure», sottolinea Remigio Luciano, condottiero di una sorta di «arca di Noè», dove ogni anno vengono curati circa 1200 esemplari. Il Centro recupero animali di Bernezzo, tra Cuneo e le montagne, è nato nel 1985. Remigio, allora gestore del piccolo Zoo di Cuneo, fu costretto a smantellare il «giardino pubblico», perché il Comune non rinnovò più la convenzione. Il rischio era che gli animali venissero venduti o, peggio, abbattuti. Ma la famiglia di Luciano ha una casa a Bernezzo ed è lì che gli esemplari hanno trovato nuovo riparo. All’inizio i compaesani guardarono con un po’ di apprensione quell’esperimento, ma presto la diffidenza è stata vinta. E nel 2001, la Provincia di Cuneo ha autorizzato il Cras a operare per il salvataggio e la custodia dei selvatici.

Remigio ha una straordinaria sensibilità per gli animali. Lo affiancano due dipendenti part time, 4 ragazzi in servizio civile e volontari. Ci saranno anche loro, stasera, alla festa del Parco Fluviale di Cuneo a rilasciare alcuni rapaci notturni rimessi in forze: un gufo e tre civette. «Sono molti i pericoli per i selvatici – dice Luciano -: dall’inquinamento ai pesticidi, dalla caccia ai fili dell’alta tensione, dalle auto a tagliole e veleni». Sono stati bocconi nocivi, «lasciati forse per i lupi», ad avvelenare alcune aquile, che il Cras ha soccorso. «Esemplari di aquile reali, con gravi problemi. La prima è stata recuperata in val Maira. L’altra, salvata in valle Stura da un privato, nel marzo 2015, sembrava anemica e denutrita. Le abbiamo tenute ricoverate per qualche giorno, invano». È andata meglio a un biancone, l’«aquila dei serpenti», trovato ferito in val Tanaro: dall’anello di riconoscimento si è scoperto che 4 anni fa era stato soccorso ad Albisola (Savona), medicato a Bernezzo e liberato. Aveva spiegato il responsabile: «È lo stesso animale trovato nel 2012, debilitato e con un problema alla pupilla destra. Ristabilito, lo avevamo liberato a Castelmagno nel 2013». Dopo tre anni e le migrazioni, il rapace è tornato a pochi km di distanza, si è di nuovo ferito ed è stato riconsegnato al Cras.

Ma l’«arca di Remigio» è tanto altro. Nel 2013, per esempio, sono stati ricoverati 94 caprioli, camosci, cinghiali, ghiri, lepri, martore, procioni, tassi, volpi. Fra gli uccelli aironi, capinere, cuculi, ghiandaie, rondini, upupe, scriccioli. Poi rospi, biacchi, tartarughe. Per Remigio ogni animale ha una storia. Ce l’hanno gli ultimi «ospiti»: un picchio nero, una martora, una faina e un’averla capirossa. Ce l’aveva la scimmia Citina, legata a un’antenna di un palazzo a Cuneo, compromessa dall’imprinting umano. «Salviamo gli animali, organizziamo iniziative didattiche – conclude – e siamo un buon punto di monitoraggio della fauna. Come quando abbiamo seguito un grifone, con il Gps, fino in Spagna. La nostra realtà non ha scopo di lucro e le risorse sono scarse. I Comuni ci aiutano, Regione e Provincia faticano. Il sostegno con il 5×1000 sarebbe un’enorme boccata di ossigeno»

bianconepriola

Dall’edizione di Savona del quotidiano La Stampa di martedì 19 aprile 2016:

“Il rapace è stato trovato ferito nei boschi di Priola in val Tanaro: dall’anello di riconoscimento gli animalisti hanno scoperto che quattro anni fa era già stato soccorso ad Albisola

«Sono emozionato. È un evento raro». Non nasconde l’entusiasmo Remigio Luciano, responsabile del Centro recupero animali selvatici di Bernezzo (Cuneo), quando nella sede del Cras, è arrivato un ospite speciale: un biancone (Circaetus gallicus) o «aquila dei serpenti», tra le specie più rare in Europa. L’animale è stato raccolto, ferito, nei boschi di Priola, in alta val Tanaro, da un cacciatore che lo ha consegnato ai volontari della difesa animali di Garessio. All’arrivo nel Cras, la sorpresa. «Il biancone, una femmina adulta, ha l’anello di riconoscimento – spiega il responsabile. Abbiamo scoperto che è lo stesso animale trovato nel 2012, debilitato e con un problema alla pupilla destra, ad Albisola Superiore dalla Protezione Animali di Savona che, dopo le prime cure ce l’aveva consegnato il 29 settembre di quell’anno. Ristabilito, lo avevamo liberato a Castelmagno il 26 maggio 2013». Ebbene, a tre anni di distanza e dopo essere migrato ogni autunno verso l’Africa, dove “sverna”, in quanto la sua dieta preferita è composta di ofidi, sauri ed insetti, il rapace è tornato nella stessa zona, a pochi chilometri di distanza. Qui ancora una volta si è ferito ed è stato consegnato al CRAS di Bernezzo. Ora il biancone ha un trauma da urto, è debilitato e ancora con problemi alla pupilla destra. Resta in osservazione, nella speranza che il danno non sia stato causato dai fili dell’alta tensione e che possa quindi essere liberato al più presto, per poter nidificare. «Un evento singolare – osservano gli zoofili – ma sempre meno raro, di concreta difesa della biodiversità e di animali rari, grazie all’attività ed alla collaborazione di associazioni private di volontari come ENPA Savona e CRAS Bernezzo, mentre le istituzioni che per legge dovrebbero provvedere al soccorso della fauna selvatica continuano a latitare; in Liguria è compito della Regione, mentre nel Parco regionale del Beigua, che ogni anno festeggia il passaggio dei bianconi, a soccorrere i feriti sono solo i volontari dell’Enpa, anche dopo che la convenzione, di poche centinaia di euro che la presidenza del 2012 aveva riconosciuto, non viene più rinnovata dal nuovo presidente».

Pasquetta al CRAS 2016

PASQUETTA  2016

É stata pubblicata la relazione annuale per il 2015, la cui copertina è dedicata alla donnola (Mustela nivalis) recuperata, curata, riabilitata ed infine liberata lo scorso autunno.
Oltre al piccolo e raro mustelide, nel 2015 hanno potuto ritrovare la via verso la libertà numerosi altri animali, quali caprioli (Capreolus capreolus), gheppi (Falco tinnunculus) e poiane (Buteo buteo).
In ambito veterinario sono stati eseguiti svariati interventi chirurgici ed ortopedici, fra cui complesse operazioni ad un esemplare di tasso (Meles meles) e di airone cenerino (Ardea cinerea).
L’apparato strutturale del Centro è stato altresì arricchito da un nuovo box multiplo per la stabulazione di rapaci, nonché da una scala d’accesso alla struttura dei primati, recentemente ampliata.

In data Lunedì 18/01/2o16 sono stati liberati:

  • un esemplare femmina adulta di astore (Accipiter gentilis), pervenuta in seguito ad un impatto contro un ostacolo nel centro del comune di Boves, che presentava una lesione all’ala sinistra, e dopo circa un mese di degenza si dimostrava completamente ristabilita;
  • un esemplare di sparviere maschio (Accipiter nisus) proveniente dal CRAS E.N.P.A. di Savona con una brutta lacerazione al gozzo causata probabilmente da uno scontro con un suo simile; in seguito a sutura e cure ha potuto nuovamente ritrovare la libertà.

La liberazione è avvenuta all’interno del parco fluviale Gesso e Stura, su autorizzazione del Servizio Vigilanza Faunistico Venatorio della Provincia di Cuneo.

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Festa di San Martino

Gli operatori del Centro parteciperanno all’annuale Festa di San Martino alle ore 15:00 di mercoledì 11 novembre in Piazza Vittorio Emanuele II a La Morra, presso il parco giochi Don Rubino, liberando poiane (Buteo buteo) e picchi rossi (gen. Dendrocopos) curati e riabilitati.
S’invitano tutti gli interessati a partecipare a questa festa semplice ed autentica, come da programma sottostante.
festa di san martino

 

Aquila reale

Dai quotidiani locali online Cuneocronaca.it e TargatoCN.it di giovedì 7 maggio 2015:

Bernezzo/ Allarme del Centro Recupero Animali Selvatici: avvelenamento di aquile reali per via indiretta


bracconaggio: le conseguenze dell’uso di bocconi avvelenati

Il tema del bracconaggio di animali selvatici per avvelenamento tramite bocconi abbandonati è tra i più discussi in questo periodo a causa dei numerosi individui di fauna selvatica trovati morti per questa causa. Parecchia attenzione è stata posta dai media soprattutto sulle conseguenze che quest’attività ha sul lupo (Canis lupus), oggetto di dibattito molto attuale.

Tuttavia è forse meno conosciuto l’effetto che l’avvelenamento può avere sul resto della fauna selvatica. L’avvelenamento per ingestione diretta del boccone è frequente fra molti carnivori, mentre potrebbe essere meno intuitivo pensare al fatto che molti animali muoiono per intossicamento in modo indiretto, ovvero nutrendosi di carcasse di specie cibatesi del veleno stesso.

È proprio il caso delle due aquile reali pervenute al Centro Recupero Animali Selvatici tra la fine del 2014 e l’inizio dell’anno in corso. L’aquila reale (Aquila chrysaetos) è una specie particolarmente a rischio poiché può essere avvelenata direttamente dai bocconi a lei appetibili oppure, essendo parzialmente necrofaga, mangiare carogne di animali morti per le stesse cause.

La prima aquila recuperata dal personale del C.R.A.S. in Valle Maira nel mese di dicembre 2014 presentava manifestazioni spastiche di entrambi gli artigli, anemia, astenia e denutrizione, oltre a stitichezza. Inoltre, dalla necroscopia, è apparsa una grossa borra (rigurgito costituito da cibo indigesto) che bloccava il gozzo e quindi il tratto gastro-intestinale.

La seconda, ritrovata in Valle Stura e recapitata al C.R.A.S. da un privato nel mese di marzo 2015, presentava sintomi simili alla precedente quali astenia, anemia e denutrizione. Inoltre era caratterizzata dalla totale assenza degli artigli del primo dito di entrambe le zampe posteriori, forse a causa di asportazione accidentale, con probabile perdita di molto sangue.

Le due aquile sono rimaste ricoverate presso il Centro Recupero di Bernezzo per qualche giorno e sono poi decedute nonostante i tentativi di salvarle. Le carcasse sono state poi inviate interamente all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta per analizzarle e comprendere le cause di morte. Dalle analisi effettuate è risultato che la prima aquila rinvenuta presentava livelli di piombo negli organi emuntori (fegato e rene) molto alti mentre nella seconda sono stati isolati germi potenzialmente patogeni. Ma ciò che maggiormente preoccupa è la presenza in entrambi gli individui di anticoagulanti dotati di elevata tossicità, usualmente impiegati come esca rodenticida.

In particolare le sostanze rilevate negli organi delle due aquile sono il brodifacoum, il bromadiolone e il difenacoum. La loro presenza nelle carcasse giustifica appieno i sintomi sopraindicati e si ritiene che possa essere la causa principale di morte dei due rapaci. Si tratta inoltre di sostanze largamente usate nei bocconi avvelenati distribuiti sul territorio dai bracconieri per eliminare la fauna selvatica ritenuta ‘dannosa’ o ‘fastidiosa’, poiché molto facilmente reperibili.

Nelle stesse settimane era stata segnalata la presenza di un’altra aquila reale in Valle Stura con difficoltà a volare e dal comportamento anomalo e che sembrava, osservandola a distanza, presentasse lo stesso problema di contrazione delle zampe posteriori come l’esemplare pervenuto al C.R.A.S. a dicembre. Non è stato però possibile recuperarla e purtroppo non si sa quale sia stato il suo destino, ma è probabile che le cause del suo stato di salute precario fossero le stesse.

Il Centro di Recupero di Bernezzo vuole porre all’attenzione dei lettori questo grave problema portando ad esempio i tre decessi sopra descritti, che rappresentano una grave perdita alla popolazione di aquile della nostra provincia, considerato il breve tempo in cui queste morti sono avvenute. Se si pensa inoltre che gli animali in difficoltà che vengono portati al C.R.A.S. sono solo una piccola parte di quelli che muoiono in natura e non vengono ritrovati dall’uomo, è preoccupante pensare che altri esemplari di aquila reale abbiano potuto incorrere nelle stesse cause di mortalità.

Nella speranza che le istituzioni implementino ulteriormente i controlli sull’attività illegale di bracconaggio mediante bocconi avvelenati, nonostante siano già stati fatti, e siano in corso, molti sforzi in questa direzione, il nostro appello va a tutti i cittadini che possono contribuire attivamente a combattere un atto così deplorevole. Denunce e segnalazioni da parte di chi si imbatte nel bracconaggio sono alla base di una lotta efficiente: confidiamo nell’aiuto di tutti perché non arrivino più casi disperati di animali in fin di vita, animali che non sono di nessun fastidio alle attività umane e che hanno il diritto di vivere tanto quanto noi ‘bipedi’.”

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