Ogni anno, la primavera segna l’arrivo al Centro dei piccoli di molte specie animali ritrovati in difficoltà ed ancora bisognosi di ricevere le cure parentali.
In questo video, realizzato dagli operatori del C.R.A.S. durante i momenti di alimentazione, compaiono i cuccioli di minilepre (Sylvilagus floridanus), codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros), volpe (Vulpes vulpes) e tasso (Meles meles).
Categoria: Carnivori
Grazie alla tempestiva collaborazione degli amici della sezione L.I.D.A. di Carrù, Mondovì e Ceva, è stato possibile recuperare un maschio adulto di tasso (Meles meles) precipitato in un corso d’acqua nel Comune di Carrù, ferito alla schiena da un altro individuo.
Il mustelide ha risposto molto bene alle cure prestate e, dopo qualche giorno, la sua rapida ripresa ha permesso la liberazione dell’esemplare.
Gli operatori dell’emittente televisiva Amici Animali TV (Canale Digitale Terrestre 248) hanno realizzato uno Speciale sul Centro Recupero Animali Selvatici di Bernezzo (CN): conoscerete la storia del Centro dall’anno della sua fondazione, le sue attività istituzionali e collaterali al recupero della fauna selvatica in difficoltà. Verranno poi anche presentati alcuni degli ospiti del C.R.A.S., ognuno con una sua storia particolare. Grazie alla competenza degli operatori di AmiciAnimali TV sarà come fare un tour virtuale del Centro di Recupero per conoscere insieme questa realtà affascinante e, purtroppo, ancora sconosciuta a molti cittadini. Buona visione!.
É stata pubblicata la relazione annuale per il 2015, la cui copertina è dedicata alla donnola (Mustela nivalis) recuperata, curata, riabilitata ed infine liberata lo scorso autunno.
Oltre al piccolo e raro mustelide, nel 2015 hanno potuto ritrovare la via verso la libertà numerosi altri animali, quali caprioli (Capreolus capreolus), gheppi (Falco tinnunculus) e poiane (Buteo buteo).
In ambito veterinario sono stati eseguiti svariati interventi chirurgici ed ortopedici, fra cui complesse operazioni ad un esemplare di tasso (Meles meles) e di airone cenerino (Ardea cinerea).
L’apparato strutturale del Centro è stato altresì arricchito da un nuovo box multiplo per la stabulazione di rapaci, nonché da una scala d’accesso alla struttura dei primati, recentemente ampliata.
La donnola (Mustela nivalis) immortalata sull’annuale tessera d’iscrizione è stata liberata in data odierna nell’area di ritrovamento, classificata come Zona di Protezione Speciale (ZPS).
Si è trattato di un giovane maschio recuperato dal Centro su richiesta di privati, in quanto vittima di un’aggressione felina. La non facile riuscita della sua riabilitazione, a causa dell’infezione alla ferita provocata dal morso del gatto, e l’estrema rarità della specie, molto meno diffusa dell’ermellino (Mustela erminea), rendono ancora eccezionale il lieto fine della sua storia.
Sono aperte le iscrizioni all’associazione Centro Recupero Animali Selvatici ONLUS per l’anno solare 2016, a fronte di un contributo di € 25,00.
Dai quotidiani locali online Cuneocronaca.it e TargatoCN.it di giovedì 7 maggio 2015:
“Bernezzo/ Allarme del Centro Recupero Animali Selvatici: avvelenamento di aquile reali per via indiretta
bracconaggio: le conseguenze dell’uso di bocconi avvelenati
Il tema del bracconaggio di animali selvatici per avvelenamento tramite bocconi abbandonati è tra i più discussi in questo periodo a causa dei numerosi individui di fauna selvatica trovati morti per questa causa. Parecchia attenzione è stata posta dai media soprattutto sulle conseguenze che quest’attività ha sul lupo (Canis lupus), oggetto di dibattito molto attuale.
Tuttavia è forse meno conosciuto l’effetto che l’avvelenamento può avere sul resto della fauna selvatica. L’avvelenamento per ingestione diretta del boccone è frequente fra molti carnivori, mentre potrebbe essere meno intuitivo pensare al fatto che molti animali muoiono per intossicamento in modo indiretto, ovvero nutrendosi di carcasse di specie cibatesi del veleno stesso.
È proprio il caso delle due aquile reali pervenute al Centro Recupero Animali Selvatici tra la fine del 2014 e l’inizio dell’anno in corso. L’aquila reale (Aquila chrysaetos) è una specie particolarmente a rischio poiché può essere avvelenata direttamente dai bocconi a lei appetibili oppure, essendo parzialmente necrofaga, mangiare carogne di animali morti per le stesse cause.
La prima aquila recuperata dal personale del C.R.A.S. in Valle Maira nel mese di dicembre 2014 presentava manifestazioni spastiche di entrambi gli artigli, anemia, astenia e denutrizione, oltre a stitichezza. Inoltre, dalla necroscopia, è apparsa una grossa borra (rigurgito costituito da cibo indigesto) che bloccava il gozzo e quindi il tratto gastro-intestinale.
La seconda, ritrovata in Valle Stura e recapitata al C.R.A.S. da un privato nel mese di marzo 2015, presentava sintomi simili alla precedente quali astenia, anemia e denutrizione. Inoltre era caratterizzata dalla totale assenza degli artigli del primo dito di entrambe le zampe posteriori, forse a causa di asportazione accidentale, con probabile perdita di molto sangue.
Le due aquile sono rimaste ricoverate presso il Centro Recupero di Bernezzo per qualche giorno e sono poi decedute nonostante i tentativi di salvarle. Le carcasse sono state poi inviate interamente all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta per analizzarle e comprendere le cause di morte. Dalle analisi effettuate è risultato che la prima aquila rinvenuta presentava livelli di piombo negli organi emuntori (fegato e rene) molto alti mentre nella seconda sono stati isolati germi potenzialmente patogeni. Ma ciò che maggiormente preoccupa è la presenza in entrambi gli individui di anticoagulanti dotati di elevata tossicità, usualmente impiegati come esca rodenticida.
In particolare le sostanze rilevate negli organi delle due aquile sono il brodifacoum, il bromadiolone e il difenacoum. La loro presenza nelle carcasse giustifica appieno i sintomi sopraindicati e si ritiene che possa essere la causa principale di morte dei due rapaci. Si tratta inoltre di sostanze largamente usate nei bocconi avvelenati distribuiti sul territorio dai bracconieri per eliminare la fauna selvatica ritenuta ‘dannosa’ o ‘fastidiosa’, poiché molto facilmente reperibili.
Nelle stesse settimane era stata segnalata la presenza di un’altra aquila reale in Valle Stura con difficoltà a volare e dal comportamento anomalo e che sembrava, osservandola a distanza, presentasse lo stesso problema di contrazione delle zampe posteriori come l’esemplare pervenuto al C.R.A.S. a dicembre. Non è stato però possibile recuperarla e purtroppo non si sa quale sia stato il suo destino, ma è probabile che le cause del suo stato di salute precario fossero le stesse.
Il Centro di Recupero di Bernezzo vuole porre all’attenzione dei lettori questo grave problema portando ad esempio i tre decessi sopra descritti, che rappresentano una grave perdita alla popolazione di aquile della nostra provincia, considerato il breve tempo in cui queste morti sono avvenute. Se si pensa inoltre che gli animali in difficoltà che vengono portati al C.R.A.S. sono solo una piccola parte di quelli che muoiono in natura e non vengono ritrovati dall’uomo, è preoccupante pensare che altri esemplari di aquila reale abbiano potuto incorrere nelle stesse cause di mortalità.
Nella speranza che le istituzioni implementino ulteriormente i controlli sull’attività illegale di bracconaggio mediante bocconi avvelenati, nonostante siano già stati fatti, e siano in corso, molti sforzi in questa direzione, il nostro appello va a tutti i cittadini che possono contribuire attivamente a combattere un atto così deplorevole. Denunce e segnalazioni da parte di chi si imbatte nel bracconaggio sono alla base di una lotta efficiente: confidiamo nell’aiuto di tutti perché non arrivino più casi disperati di animali in fin di vita, animali che non sono di nessun fastidio alle attività umane e che hanno il diritto di vivere tanto quanto noi ‘bipedi’.”