Dalla rivista online Shan Newspaper di giovedì 8 maggio 2014:

“Rispetto per ogni forma di vita: Visita al Centro Recupero Animali Selvatici di Cuneo

Tutto ciò che nasce, vive, si riproduce ed infine muore è un essere vivente: tutti meritano il massimo rispetto”. Questo è lo spirito del Centro Recupero Animali Selvatici di Bernezzo (Cuneo) ed è lo slogan che troviamo nei volantini distribuiti dal Centro.

Il CRAS di Cuneo nasce da un’iniziativa di Remigio Luciano, fondatore del Centro, che ha dedicato tutta la sua vita all’aiuto agli animali. Il CRAS è l’unico centro in Italia che si occupa indiscriminatamente di qualsiasi tipo di fauna autoctona in difficoltà. “Non sono panda, né tigri, né balene.” recita il depliant “Gli animali selvatici di cui ci occupiamo vivono vicino a noi. La loro esistenza è parte integrante dell’ambiente in cui viviamo. Essi non chiederebbero altro che di essere lasciati in pace nel loro habitat naturale. Anche l’essere apparentemente più insignificante ha un ruolo preciso nel ciclo vitale, sconosciuto ai più ed anche a coloro che talvolta ne decidono sbrigativamente la distruzione, per poco lungimiranti interessi a breve termine…”

I pericoli a cui sono esposti gli animali selvatici sono molteplici: la caccia, il traffico stradale, i fili dell’alta tensione, ma anche l’inquinamento, i pesticidi, oppure criminali avvelenamenti e tagliole.

Una scimmia nella attuale struttura del Centro

Il Centro interviene con cure veterinarie, lunghe terapie di rieducazione, estenuanti fasi di riadattamento alla vita selvatica. La più grande soddisfazione per i gestori del Centro è vedere l’animale assistito mentre recupera la sua libertà, vederlo ripartire con i suoi simili, nel suo ambiente. Spesso questo implica il coraggio di dimenticare l’affetto che si è creato ed è necessario insegnargli a diffidare della prima fonte dei suoi guai, l’uomo.

Non sempre però è possibile restituire la libertà agli esseri assistiti dal Centro. C’è chi non riesce a tornare alla vita libera oppure non è reintroducibile perchè esotico: in questo caso Remigio Luciano e i suoi volontari cercano di regalare almeno un po’ di serenità e di benessere in un luogo sicuro.

È il caso di piccolo gruppo di bertucce (Macaca sylvanus), sequestrate dalle autorità per detenzione illegale e che purtroppo non possono essere reintrodotte in natura. Le scimmie necessitano di cure specifiche sia in senso concreto che relazionale e questi individui in particolare, come spesso accade nel caso di animali in cattività, hanno storie personali molto difficili e traumatiche.

Mariangela Ferrero, psicologa, psicoterapeuta ed esperta in primati non umani, si è presa cura del benessere psicosociale dei macachi fin dal loro arrivo al Centro, sette anni fa. “Queste scimmie, Macaca sylvanus, comunemente dette bertucce o macachi delle rocce – racconta la dottoressa Ferrero – arrivano da Marocco, Algeria e Tunisia, dove normalmente vivono, ad un’altezza che va dai 1.600 ai 2.100 metri. Normalmente i bracconieri rapiscono i cuccioli uccidendo le madri, che li proteggono e se ne prendono cura costantemente, quindi tutti i cuccioli di solito assistono all’uccisione della madre e vengono presi quando sono attaccati al corpo della madre, e assistono normalmente anche all’uccisione di buona parte del gruppo, che li difende strenuamente.”

Un piccolo di camoscio salvato dal CRAS

Chiediamo a Mariangela Ferrero di parlarci del suo rapporto con questi primati: “Si è creato un rapporto di fiducia, di rispetto e anche un rapporto molto affettivo. Ci sono molto segnali di amicizia, ad esempio ci scambiamo il grooming, che comunemente è conosciuto come lo spulciare, in realtà è un po’ pregiudizievole questo termine poiché le scimmie solitamente non hanno pulci o insetti, in realtà normalmente con il grooming vengono tolte le cellule morte. Ma soprattutto è un segno d’affetto ed è il modo più importante che hanno per costruire, rafforzare e mantenere i legami sociali tra di loro e anche i legami e i ruoli gerarchici.”

Chiediamo a Mariangela se si sono create gelosia nei suoi confronti: “Sì, i primati provano tutto il range di emozioni che proviamo noi e quindi sono in grado di reciprocità, di empatia, di generosità e anche di gelosia, di aggressività, di invidia. Nei miei confronti ci sono state molte manifestazioni di gelosia perchè loro hanno una forte gerarchia, e per loro è molto importante che chi ha un ruolo gerarchico più elevato abbia la maggior parte delle attenzioni e delle risorse. Io per loro sono una risorsa e fonte di attenzione e di cure, mi sono occupata del loro maternage quando erano molto piccoli, e quindi abbiamo costruito una relazione importante dal punto di vista affettivo. Adesso coloro che sono più in alto in gerarchia difendono moltissimo il loro diritto ad avere la maggior parte delle mie attenzioni, delle mie cure, del cibo che porto loro, e si arrabbiano se io do attenzioni a qualcuno degli altri membri prima che loro abbiano dato il consenso a questo.”

Un’altra delle scimmie ospitate dal Centro

Queste scimmie arrivano tutte da storie drammatiche: “Gepu, il primo arrivato, aveva circa un anno e mezzo ed è stato trovato e recuperato in Val di Stura. È probabilmente scappato dal mezzo che lo trasportava per collocarlo in qualche abitazione privata. È stato trovato in un boschetto vicino alla tangenziale, dove era riuscito a sopravvivere per alcune settimane e ovviamente era molto impaurito. Citina è arrivata nelle condizioni peggiori, aveva soltanto sei mesi di età ed è un miracolo che sia riuscita a sopravvivere, perché è stata evidentemente allontanata dalla mamma. È stata trovata legata ad un’antenna parabolica, all’esterno, con un filo di nylon molto corto, di venti-trenta centimetri, senza né acqua né cibo. I proprietari erano in vacanza e lei ha strillato, strillato, le sue urla sono state sentite dalle persone nei dintorni. Quando è stata portata al centro era totalmente terrorizzata. Poi è arrivata Striscia, lasciata al Centro in una gabbia coperta da uno scatolone in una gelida notte d’inverno. Ciccio invece veniva tenuto da una famiglia in una piccolissima gabbia in una cantina e quando è arrivato, terrorizzato anche lui, dimostrava moltissimi comportamenti auto-lesivi e compulsivi”.

Ora queste scimmie sono tranquille e al sicuro e tra di loro si è creato un rapporto sociale che dà loro sicurezza, grazie soprattutto a Mariangela Ferrero, ma anche all’attenta gestione di Remigio Luciano.

Il progetto della struttura per l’ampliamento della zona delle scimmie

È proprio a lui che i primati ospitati dal Centro devono la qualità della loro vita sociale. Il responsabile del Centro infatti ha attivato un progetto di sterilizzazione innovativo per i primati, primo in Italia, che ora viene adottato anche da altri centri. Ci racconta Remigio Luciano: “Il sistema più semplice di sterilizzazione sarebbe stato quello della castrazione dei maschi che implica meno tempo per l’intervento ed è molto poco costoso. Ma il problema è che che le femmine non più soddisfatte sessualmente dai maschi, li schiavizzano e sovente provocano loro anche delle lesioni non indifferenti. Ho allora pensato alla vasectomia, tecnica mai applicata in Italia sui macachi e oltretutto molto costosa. Ma abbiamo abbinato l’intervento a una tesi di una studentessa laureanda e proceduto con la prima vasectomia a cura del professor Starvaggi e del professor Quaranta alla presenza di una classe di studenti venuti apposta ad assistere a questo intervento. Poi abbiamo effettuato la vasectomia sull’altro maschio ed ora abbiamo un gruppo di macachi che hanno tutte le caratteristiche fisiche e psichiche efficienti.”

Ora il Centro sta lavorando ad un progetto che permetterà un salto qualitativo a questa famiglia di scimmie. La dottoressa Ferrero, insieme allo staff del CRAS, sta individuando le caratteristiche delle strutture che dovrebbero migliorare le condizioni della loro vita in cattività.

Chiediamo a Remigio Luciano di illustrarci il progetto: “Avere due maschi nello stesso gruppo, un gruppo così limitato, dà dei problemi soprattutto perchè un maschio deve quasi sempre essere sottomesso all’altro. Quindi, su suggerimento della dottoressa Ferrero, abbiamo pensato di creare un sistema di passaggi, di piccoli corridoi di collegamento con un ‘altra struttura. Questo permetterebbe di diversificare i territori: si creerebbero due strutture comunicanti ma separate, dove o una o l’altra coppia potrebbe insediarsi e vivere molto meglio.”

Rosalba Nattero con Remigio Luciano, responsabile del CRAS, e la psicoterapeuta Mariangela Ferrero che si prende cura del benessere psicosociale dei macachi
Per questo motivo il Centro sta organizzando una serie di conferenze ed eventi allo scopo di raccogliere fondi per l’ampliamento della struttura, considerando che il CRAS non è sostenuto economicamente dalle istituzioni, ma si basa esclusivamente sulle donazioni e sul contributo del responsabile e dei volontari.

La storia di queste scimmie ci ha toccato il cuore e ci ha indignato profondamente per la crudeltà di cui gli uomini sono capaci. Ma è consolante sapere che esistono persone sensibili come Remigio Luciano e Mariangela Ferrero che dedicano la loro vita, con un grande aiuto da parte dei volontari del Centro, all’assistenza di esseri sfortunati.

Concludiamo il nostro incontro chiedendo a Mariangela Ferrero che cosa le ha dato l’esperienza con questi macachi. Ci risponde: “La mia sensazione è che loro mi abbiano dato ben più di quanto io abbia potuto dare loro. Io faccio quello che posso per migliorare il loro stile di vita, sto loro vicino e gioco con loro, con giochi che in realtà divertono molto anche me, e loro in cambio mi manifestano molta riconoscenza con gesti, con abbracci, coccole”.

AIUTIAMO IL CRAS AD AMPLIARE LA STRUTTURA DELLE SCIMMIE!

Le spese previste per i materiali necessari ai lavori ammontano ad almeno 3000 euro e il CRAS, non sostenuto economicamente dalle istituzioni, ha bisogno di tutto l’aiuto possibile. La dottoressa Mariangela Ferrero, data la sensibilità sull’argomento, ha già messo a disposizione una propria donazione di 1000 euro a questo fine.

Potete contribuire con una donazione a:

CRAS ONLUS

IBAN: IT32A0843947070000040101408 BCC-filiale di Bernezzo

Specificando la causale: scimmie.”

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